FILOLOGICA GUCCINIANA
Durata: 80 min
Lingua: Italiano
Regia: Manlio Casali
Anno: 2025
Con: Mario Casali, Marco Parisi, Walter Tiraboschi
citazioni, storie nascoste dietro le canzoni, piccole chicche per intenditori...
La prima sezione è dedicata alle osterie, e se ne parla tramite tre canzoni del maestrone, un testo di
Umberto Eco, aneddoti gucciniano-bolognesi. A introdurre il tema viene messo sul cavalletto “il caffè di
notte” di Van Gogh.
La sezione centrale è dedicata all’impegno civile ed è introdotta dal quadro “Don Chisciotte” di Picasso,
e ne tratta tramite i testi di Guccini (adattamento dal suo racconto “Arriva la libertà”, dal volume Icaro) e la
canzone “Quel giorno di aprile”; si attua anche la messinscena del volume “io non volevo andarmene da
casa” di Iaia Pasquini e Francesco Guccini, attualizzazione ai giorni nostri tremenda ed efficace della
canzone “Auschwitz”.
La terza sezione, canzoni quasi d’amore, viene introdotta dal “Bacio” di Hayez. Dopo la terribile forza di
questa versione di Auschwitz avevamo il bisogno di rispondere in qualche modo, ma risposta non c’è.
Sarebbe bello poter rispondere con canzoni d’amore, ci siamo detti, sarebbe bello poter dire che almeno
per una volta, una canzone è servita a qualcosa.
Perché lo spettacolo si chiama “filologica”? perché segue filologicamente la tradizione delle scalette del
Maestrone: ogni concerto si apriva con la stessa canzone, ogni concerto si chiudeva con quell’altra.
80 min
Lingua: Italiano
Regia: Manlio Casali
Anno: 2025
Con: Mario Casali, Marco Parisi, Walter Tiraboschi
citazioni, storie nascoste dietro le canzoni, piccole chicche per intenditori...
La prima sezione è dedicata alle osterie, e se ne parla tramite tre canzoni del maestrone, un testo di
Umberto Eco, aneddoti gucciniano-bolognesi. A introdurre il tema viene messo sul cavalletto “il caffè di
notte” di Van Gogh.
La sezione centrale è dedicata all’impegno civile ed è introdotta dal quadro “Don Chisciotte” di Picasso,
e ne tratta tramite i testi di Guccini (adattamento dal suo racconto “Arriva la libertà”, dal volume Icaro) e la
canzone “Quel giorno di aprile”; si attua anche la messinscena del volume “io non volevo andarmene da
casa” di Iaia Pasquini e Francesco Guccini, attualizzazione ai giorni nostri tremenda ed efficace della
canzone “Auschwitz”.
La terza sezione, canzoni quasi d’amore, viene introdotta dal “Bacio” di Hayez. Dopo la terribile forza di
questa versione di Auschwitz avevamo il bisogno di rispondere in qualche modo, ma risposta non c’è.
Sarebbe bello poter rispondere con canzoni d’amore, ci siamo detti, sarebbe bello poter dire che almeno
per una volta, una canzone è servita a qualcosa.
Perché lo spettacolo si chiama “filologica”? perché segue filologicamente la tradizione delle scalette del
Maestrone: ogni concerto si apriva con la stessa canzone, ogni concerto si chiudeva con quell’altra.